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“ F O R T    A P A S C “  . . .

SFORTUNATO QUEL GIORNALISMO CHE HA BISOGNO DI EROI 

di Alfredo Labate Grimaldi

 

[5/05/09]

    Aveva 26 anni.

Diceva… “Voglio fare il giornalista-giornalista…

…Non il giornalista-impiegato!”

L’hanno trovato ammazzato, con un piede già fuori dalla macchina e l’altro ancora dentro, e un rivolo di sangue che gli colava sulla faccia…

…la Camorra non scherza.

I Capi di Torre Annunziata (Na) avevano mandato due esecutori sulla collina del Vòmero, sopra Napoli.

Quando lui, quella tiepida sera settembrina, tipicamente vomerése, aveva appena detto alla ragazza, “Dai, faccio un salto a casa, mi faccio

 una doccia e usciamo…”

Si chiamava Giancarlo Siani…

Gli stanno intitolando scuole, teatri, strade, aule d’università, ma lui non era nemmeno ancora giornalista, in attesa, com’era, del contratto di praticante, al “Mattino” di Napoli.

Ma… scriveva di Camorra!

A Torre Annunziata, dicevano che non era vero che la città era assediata dalla camorra.

Non era, dicevano… “Fort Apasc…”.

Sono passati 24 anni…

Ora, Marco Risi – il figlio del grande Dino – gli ha girato un film.

Appunto… “Fort Apasc”. 

E NON Fort Apache!

Libero di Rienzo, giovane regista-attore emergente, interpreta Siani e la somiglianza con Giancarlo è impressionante. L’abbiamo verificata di persona, quando abbiamo conosciuto sia lui che Paolo, il fratello di Giancarlo, in occasione della proiezione riservata alla Stampa, avvenuta giorni or sono a Roma.

Il film è, insieme, altamente crudo e profondamente tenero, con un avvicendamento di toni ora tragicamente alti, ora delicati, specie quando s’avvicina alla figura di Giancarlo, ragazzo impegnato nel sociale, che vuol fare qualcosa per il suo Paese e quindi si getta in un’impresa che fronteggia bene, ma che alla fine per la sua immane potenza lo fagocita, levandolo di mezzo! La prova, questa, che Giancarlo, forse, stava scrivendo di camorra, come nessuno, in quel momento, aveva il coraggio di scrivere.

Con una sceneggiatura magistrale firmata da Andrea Purgatori, l’Opera è stata curata nei minimi dettagli, disegnando come meglio non si poteva, la scena, i personaggi, il canovaccio con cui si recita il dramma moderno della criminalità organizzata: nulla di retorico, di formale, ma tutto in perfetto stile cronachistico.

Libero di Rienzo interpreta Giancarlo, con il candore e la semplicità con cui Giancarlo viveva il suo quotidiano, sapendo solo di fare il suo dovere e nient’altro.

Ogni autore sente propria creatura una sua opera, ma questa (pensata nel 2002 e girata solo nel 2008, dopo averla studiata, sezionata, sviscerata come ha confessato Marco), ci sembra, particolarmente “sentita” e ritenuta speciale da Risi e pensiamo a ragione.

Perché oltre ad essere la storia di un “eroe d’oggi” – “sfortunato quel giornalismo che ha bisogno di eroi” è l’azzeccata parafrasi brechtiana che accompagna il film e lo è … in tutti i sensi, oggi più che mai, in tema di libertà di stampa!… –  è anche denuncia di una storia nazionale che, nonostante i cinque lustri trascorsi, amaramente, tragicamente, è ancora cronaca d’oggi!

Un’Opera riuscita, quindi, e che consigliamo di vedere con amore, anche se pronti a qualche scena forte, ma, purtroppo, tratta dalla realtà quotidiana.

Il film, oltre al giro nelle sale, da subito comincerà un giro nelle scuole superiori italiane e fra ventiquattro mesi, come da normativa, ci hanno assicurato dirigenti Rai, presenti, è previsto il passaggio in televisione.

Alla proiezione, è seguito un dibattito animato dai molti presenti, tra cui Pietro Grasso, Procuratore naz.le antimafia, Roberto Natale, presidente Federazione Naz.le della Stampa, vari colleghi di testate nazionali, Risi, Andrea Purgatori e Paolo Siani, fratello di Giancarlo.

Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati, ha inviato un sentito telegramma di partecipazione. 

   

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