una vita…
che ne è valsa la pena!
22.01.2014
di alfredo labate
… giorni fa, sono andato al funerale di un uomo.
Le rituali scene dei parenti prossimi e meno prossimi, i commenti… i discorsi di sempre in queste occasioni.
Defilato, qualche banco più dietro, in chiesa, un uomo di più o meno sessant’anni, particolarmente toccato – decisamente addolorato anzi – che guardava quella bara davanti all’altare, fissamente, con negli occhi il vuoto, forse il passato, magari, l’infinito…
Mi sono avvicinato domandando chi fosse e perché così afflitto, visto che si vedeva, non era tra i parenti.
<< Mi chiamo Gennaro… Gennaro Liguori, impiegato, tanti anni fa, dell’ uomo che è in quella bara… un “Signore”, sì e con la “s” maiuscola… E non è stato il mio datore di lavoro… ma… “il mio vero padre”… >>
Questo Gennaro Liguori parlava a spizzichi e bocconi, alternando le parole al pianto, interrompendosi in lacrime vere, non di circostanza…
<< … Mi spronava, mi rimproverava pure, s’era il caso… ero un ragazzo… avevo quindic’anni… e poi, intravedendo in me qualche potenzialità diversa, mi ha indirizzato, con l’incoraggiamento d’un vero padre, su di un’altra strada… migliore, che poi è stata quella definitiva della mia vita e ch’è stata la mia fortuna.
Tutto… dico tutto, devo a lui… non l’ho dimenticato, ed è stato e rimarrà anche ora nella tomba, il mio vero padre! >>
E tra le lacrime, prima di salutarmi, mi dice che suo figlio, ora, è un ricercatore in Scienze dell’Ambiente, ad Atlanta, in Georgia, negli Stati Uniti e conclude…
<< … quindi… anche mio Figlio… deve tutto a Lui…… ! >>
Tanto mi ha commosso, lo confesso, che l’ho baciato e teneramente accarezzato, e con lui ho pianto lacrime … di fratello.
Se ne va, ancora piangendo e ancora guardando a ”quella” bara…
Ormai, ero pungolato dalla proverbiale, professionale “curiosità” del giornalista e mi sono avvicinato ad altre persone, estranee alla famiglia, ma che avevano conosciuto questo uomo, morto alla veneranda età di 99 anni e quattro mesi, chiedendo qualcosa di lui, ma… non c’è voluto molto a far dire loro, quello che pensavano di quell’uomo…
E, voce unica (vox populi, vox Dei), tutti unanimamente a dire che…
Aveva fatto il commerciante di tessuti, sì, ma non era stato un commerciante, ma… un “consigliere”… un “confidente”… un “amico”; e il suo negozio, più che un negozio, sembrava un confessionale… una sagrestia di chiesa… lo studio di “un avvocato dei poveri”…
Per i suoi clienti era un amico, un padre: tutto, insomma, tranne che commerciante!
Guardavo i figli dell’uomo… Non sembrava si rendessero conto di avere avuto un tal padre. Talvolta, pare che si estrinsechi il meglio di sé, fuori della famiglia, quasi come lo imponesse un segreto, forte, interno carisma di doversi donare al mondo.
Da quegli incontri extrafamiliari, in quella chiesa, durante quel funerale, sono uscito realmente commosso ed ho capito chi era stato veramente quell’uomo e quanto fosse stato, da cosiddetto “uomo comune”, “ uomo non comune”, invece, sì da lasciare un vivo e buon ricordo in molti ed un segno indelebile nella vita di qualcuno.. come in quella di Gennaro Liguori e di suo figlio.
p.s. quell’uomo di 99 anni e 4 mesi si chiamava Renato Labate…
Era mio Padre.
E quello che vi ho raccontato,
la Sua incommensurabile, inesauribile, immarcescibile Eredità!