Tesoro di Craxi

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E Dobbiamo Essere Grati A Bettino


PARTE    DEL    “  TESORO  “    DI    CRAXI


ALL’ ITALIA


 

(06.04.2014)

di   Alfredo Labate Grimaldi

 

…Soldi???

Noo!

Azioni???

Neppure!

Gioielli???

Siete fuori strada!

Qualcosa di molto più “pulito”, ma, nel contempo di molto più prezioso.

Si tratta di centinaia di “ricordi garibaldini” e di tutte le specie:  dalle giubbe del “Generale”,  alle  sue sciabole,  pistole,  da lettere importanti o solo “curiose”,  ma tutte  con tanto di firma originale e “molto particolare” dell’ “Eroe dei due Mondi”  a tanto altro.

Purtroppo è solo una parte del “tesoro” particolare, accumulato nel corso di una vita da Bettino Craxi: oggetti trovati in ogni parte di mondo, nei suoi viaggi all’estero da politico ed anche nelle più casalinghe  “via dei Coronari” a Roma o sulle bancarelle dei Navigli a Milano. L’altra, la più cospicua, è stata messa all’asta dal Tribunale di Milano, consenziente la famiglia dell’ ex Presidente del Consiglio.

Si sa che Craxi era un vero “fan” di Garibaldi e lo interessava tutto quello che all’Eroe si riferiva. Con il “Generale”, fra l’altro, condivideva  l’Idea politica socialista ed anche –perché negarlo? – un certo cipiglio ed una condotta decisionista… “ducesca”, osiamo dire.

Ed ora, permettetemi, perdona temi, anzi, se mi abbandono ad un accenno personale.

Mi è compagno, Craxi, in questa sua passione! Non mi addentro – perché non basterebbe un articolo solo – a spiegare il perché di questa particolare mia ammirazione per Garibaldi, ma mi basti riassumere il tutto in questa sua dote:  l’Onestà morale e materiale che lo portava ad essere integerrimo con se stesso, ché  non v’è stato mai atto nella sua lunga vita, che fosse dettato da un benché pur minimo interesse personale.  Tutt’altro, anzi!

Ed a Vittorio Emanuele cui aveva “regalato” un “Regno” e che voleva farlo addirittura duca, Garibaldi – che s’apprestava a tornare a Caprera per dedicarsi all’arte dell’agricoltore – chiese, in dono, solo queste cose: un sacco di sementi, una balla di stoccafisso, dello zucchero e del caffè!…

Ed uno dei  libri che ritengo  fra i più preziosi – fra i miei più cari, anzi, anche per la Persona  che me ne volle far dono – è l’Opera che riporta in modo cronistorico la vita di Garibaldi, “giorno per giorno”… Opera antica, “preziosa”,  fuori commercio ed introvabile, che fu frutto d’una appassionata ricerca fra libri antichi, d’una Persona  ch’era a conoscenza di questa passione mia…  E mi è  caro, qui, riprodurne, in foto, la copertina!

Nel corso di una vita, quindi, Bettino Craxi – anche approfittando dei suoi viaggi in tutto il mondo (dove non era stato  o… “non aveva dormito ”il Generale”?) aveva accumulato – e tutto comprato con i suoi soldi – un cospicuo numero di cimeli garibaldini di immenso valore storico; e da vero  e classico appassionato “cultore”,  come tutti i collezionisti amava – talvolta incantato –  guardare, sostando in silenzio dinnanzi ad essi  e, magari, sfiorarli…

Però –  e come tutti i collezionisti che si rispettano – si poneva la domanda… “ E tutto questo, dopo di me?”

Ed allora il suo sogno era che dopo la sua dipartita, del tutto, in un “unicum” di valore,  fosse costituito un museo che fosse, allo stesso tempo, a gloria del “Nizzardo” e dell’Italia stessa. E poi, chiaramente, al fine di  non disperdere in mille rivoli inutili, questi oggetti appartenuti o che riguardavano un uomo che non è e non fu soltanto vanto d’Italia, ma dell’intero mondo anelante alla “Libertà”.

Come inciso, una piccola nota personale.

Al sottoscritto, recatosi all’Ambasciata dell’Uruguay a Roma, toccò quasi “scontrarsi” con una immensa fotografia incorniciata di Garibaldi, nell’atrio dell’Ambasciata stessa. E parlando con una “Addetta d’ambasciata” circa le difficoltà che avrei potuto incontrare in un  previsto viaggio a Montevideo, mi fu sbrigativamente risposto… “Nessuna difficoltà! Basta che dice che è Italiano, perché il nostro debito verso l’Italiano Garibaldi è indimenticabile e immenso!”

Insomma, il mio salvacondotto sarebbe stato costituito dall’essere… compatriota di Garibaldi!

La cosa mi meravigliò e commosse…

Craxi, quindi, pensava da tempo e giustamente, che alla sua morte si potesse costituire un museo di quei cimeli di sua proprietà, ma di enorme interesse documentale e storiografico ch’era più che giusto, quindi, diventassero di proprietà dello Stato.

Poi si sa le cose come sono andate…….

La “fuga” o…  il “necessario allontanamento dall’Italia” per evitare l’oltraggio delle manette, quando – senza voler nulla giustificare! – era costume e lo è ancora – diciamolo! e lo asserisce anche lo stesso Di Pietro! –  anzi… “andazzo” di tutti, il comportarsi in tali modi, in politica, e senza distinzioni di centro, sinistra o destra!

E “terribilmente ingiuste”sarebbero state le manette solo a lui e non a tutti!

Perché Craxi, in un memorabile discorso alla Camera durante “Mani pulite”,  lo disse che, anche se illegale, fosse d’uso comune, “comune andazzo” , anzi… “Sistema”, il finanziamento illecito ai partiti. E lo disse anche al P.M. Di Pietro, in tribunale, che…“così facean tutti!!!…”

Insomma, i tempi precipitarono ed allora le ultime parole prima di lasciare l’Italia – non l’avrebbe più rivista! – furono per i “Ricordi di Garibaldi” e li affidò ad un fraterno amico, quasi come avesse voluto affidare dei figli.

Ora l’Amico ha scelto una località del sud,  AMOROSI, un paese di tremila abitanti alla sinistra del fiume Volturno  in provincia di Benevento (Amorosi fu sede del comando Borbonico, durante l’omonima battaglia del Volturno), quale finalmente giusto riposo per questi particolari “figli” di Bettino che non saranno, quindi, più errabondi e il 17 marzo, 153° anniversario dell’Unità d’Italia, si è inaugurato, quindi ad Amorosi, questo museo di ricordi garibaldini frutto di parte della collezione di Bettino Craxi. Ad inaugurarlo, Stefania, la figlia che da anni si batte per la riabilitazione totale del Padre – e sarebbe tempo! – perché a delinquenti veri, spesso e per loro fortuna, va ed è andata, di certo, meglio…

Non dimentichiamo che durante il periodo craxiano, l’Italia godette all’estero, di ottima reputazione, senza esser “serva” d’alcun alleato.

E all’aeroporto di  Sigonella (Sicilia), nel 1985, quando per la crisi politica e diplomatica scoppiata fra Italia e Stati Uniti a causa dei sequestratori della “Achille Lauro”,  ai soldati americani appartenenti ad un  particolare reparto speciale che volevano a tutti i costi la consegna, da parte degli Italiani, dei sequestratori, infrangendo ogni diritto di natura internazionale e militare, Craxi seppe opporre ai decisi Americani,  i suoi altrettanto decisi Carabinieri e V.A.M. (Vigilanza Aeronautica Militare) con i fucili spianati… e la situazione divenne drammatica: Italiani e Americani con le armi spianate e puntate gli uni contro gli altri e decisi e pronti a non recedere d’un solo passo ed a sparare pure, se necessario.

Alla fine, vista la decisione dei “Nostri”, ma soprattutto la decisione del Governo Italiano di non abbassare la testa neppure di fronte all’incazzatissimo Regan, dallo stesso Presidente venne l’ordine di recedere e ritirarsi, facendo – essi abituati ad averla quasi sempre vinta… – un misero dietro- front.

E  fu allora…  che  Regan, l’allora Presidente degli Stati Uniti, scrivendo a Craxi, al fine di  dirimere tutta la faccenda,  aprì la lettera con il famoso e  “inusuale”…   “Dear Bettino…..” (caro Bettino!…).

Emanuele Macaluso, una delle grandi figure storiche del  Partito Comunista Italiano, afferma che il Governo Craxi fu uno dei migliori governi che l’Italia repubblicana abbia mai avuto…

Vogliamo ricordare una sola cosa di politica economica del tempo craxiano!

L’inflazione che viaggiava a due cifre sull’onda del 22, 23%, fu raffreddata, anzi congelata, proprio dalla cocciutaggine craxiana che bloccò la scala mobile, ma, così, bloccò in Italia, una deriva economica da Paese del terzo mondo. Ed un’altra sua iniziativa… invero di alcuna importanza politica, ma valoriale senz’altro, fu quella di decidere – e da allora è ancora così –  che le trasmissioni della Radio, alle sei del mattino ed alla mezzanotte, si aprano e si chiudano con l’Inno di Mameli.

Una… “ debolezza  garibaldina”?

Forse, sì.

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