Dopo il video shock della Signora italiana in Svizzera
EUTANASIA… NO… SI’…?
Un no o un sì che dobbiamo dare pensando non al fatto
ma a noi stessi
(15.05.2013)
di Alfredo Labate Grimaldi
NOTIZIA: meno di venti giorni fa, in internet è apparso uno sconvolgente video che racconta un fatto avvenuto sei mesi fa in Svizzera, protagonista una cittadina italiana residente in Italia.
FATTO: Piera F. una signora malata terminale di cancro al fegato, doloroso e devastante, appreso dai medici, nell’aprile dello scorso anno, che per il suo cancro non c’era più nulla da fare, cominciata la fase finale della sua vita, ha preso la fatale decisione di chiuderla, un attimo prima che cominciasse il drammatico count-down della malattia, scegliendo il “suicidio assistito”, permesso, per legge, in Svizzera, sin dal 1941…
Ha fatto i bagagli ed è partita per l’ultimo viaggio: ultimo viaggio di cui ha permesso che si girasse un video e che fosse reso, poi, pubblico.
Nel video si può vedere ancora una bella signora, lucida, presente a se stessa e con il classico taglio corto alla maschio, dei capelli bianchi (l’inequivocabile segno dei cicli chemioterapici)…
La voce narrante del video è quella della Signora Piera F.!…
“”… (omissis)… Chi può arrogarsi il diritto di fare questo, se non io?… (omissis)…
Sono morta, già, quando il chirurgo mi ha detto per la prima volta, che non c’era più nulla da fare…
(omissis)… Ora il mio fegato è impazzito, finché non diventerò nera, color acciaio, poi, ci saranno i dolori….
(omissis)… Lì, danno da bere una bibita e poi ci si addormenta e basta””.
Sul tema “fine vita” e conseguente “libertà di scelta”, si discute da molto e, proprio in questi ultimi tempi, ad opera di associazioni serie e di tutto rispetto (non è scopo di questo scritto fare alcuna propaganda e, anche condividendone il sentire, di proposito si sceglie di non citarle), si sta provvedendo una raccolta di firme per una appropriata proposta di legge di iniziativa popolare.
Ha già firmato il prof. Umberto Veronesi, e il filosofo cattolico Vito Mancuso ha dichiarato che uno Stato laico ha il dovere di offrire una legge per cui non sia obbligatoria e – per legge! – il soffrire inutilmente.
Ad un sondaggio promosso da una importate testata nazionale, i risultati sono stati in modo schiacciante a favore dell’eutanasia permessa per legge e cioè, l’86% dei “sì” ed il 13% dei “no”.
Ora, chiaramente, a ciascuno il diritto di pensarla come vuole e di giudicare o meno l’episodio della Signora Piera F.
Ma non vorrei che ci si dimenticasse di una cosa: e cioè che non si deve giudicare pensando al “fatto della signora Piera”, ma bisogna emettere un giudizio cercando di mettersi nei panni della Signora… cioè, detta in modo elementare ognuno devo vedersi nella Signora Piera…
Anche se arduo, io penso che qui ognuno di noi debba fare uno sforzo enorme…
E pensare che…
“io sono la signora Piera… fra qualche mese, il mio corpo perderà ed io stesso, forse, ogni dignità e… dovrò soffrire atroci dolori che neppure la morfina, forse, potrà lenire e, magari, non riuscirò neppure a morire con la dignità alla quale ha diritto ogni essere vivente – anche animale! – e… forse, non morirò neppure in pace con Dio, per il troppo ingiusto patire”….. Ed i miei cari mi vedranno così… e saranno… inermi!…”
Lo so… è un esercizio arduo, mettersi nei panni di un altro e specialmente di un altro che soffre indicibilmente…
Infatti…
Al mio paese si dice che … “il sazio non crede al digiuno”…
Cioè, che uno che ha la pancia piena per aver sufficientemente mangiato, per quanto sforzo faccia,fino ad un certo punto può aver commiserazione per uno che gli dice che ha fame e gli chiede un pezzo di pane, ma, mai… mai, potrà sentire nel suo stomaco i morsi della fame che sente quel poveraccio che non mangia da giorni.
Questo l’ho detto a giustificazione di coloro che, troppo frettolosamente, a mio giudizio, hanno idealmente messo la loro crocetta sul “no”.
Sì… perché, Signori, per favore… capitemi…
Si possono fare tutti i più bei discorsi del mondo sulla morale…
sul fatto che la vita sia un dono (tanti, al riguardo, hanno molte perplessità… )
e che se ci è stata data, non abbiamo alcun diritto su di essa, quindi, né di togliercela, né di permettere che ci aiutino a togliercela…
ma…
questo discorso ci sembra alquanto semplicistico, specialmente considerando che si sta riflettendo – e con tutto il rispetto dovuto! – su casi in cui la vita può considerarsi, non solo, già finita, ma mancante solo dell’epilogo che, proprio nella casistica a cui ci si sta riferendo, è il più tragico di quelli che si possano immaginare!
Osiamo ricordare che in Italia, chi aiuta un malato a morire – un malato che vuole smettere di soffrire ed esplicitamente anche lo dichiari – rischia una condanna che può giungere sino a dodici anni di carcere.
Allora… visto che finora tutti quelli che lo hanno fatto – a partire dall’on.le Lucio Magri, fino all’ultimo, un magistrato – appartenevano alla classe di quelli che “potevano”, allora – dicevamo – non vorremmo che anche il diritto a “non soffrire” fosse solo patrimonio della classe dei più abbienti. Mentre agli altri non rimane che scegliere tra il morire dannati fra atroci sofferenze o far rischiare la galera ad un proprio caro, mosso dalla disperazione, di non aver la forza di vedere il proprio genitore o il proprio figlio che muore come un cane sull’autostrada.