Croci di Stato

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C R O C I

 

(10.02.2014)

di Elle

 

 

 

 

 

Una sera mi capitò di passare da un blocco di “Forconi”.

La serata era umida, fredda; la strada, una di quelle lunghe arterie lombarde.

Erano una ventina di persone con i loro striscioni.

Della protesta si conoscevano bene i motivi, e molti automobilisti, affacciati ai finestrini, esprimevano la loro condivisione. Nei giorni seguenti, in altri luoghi del Paese, alcuni manifestanti tentavano di costringere dei cittadini ad aderire, e venivano sottoposti a misure cautelari per violenza privata. Istituzioni, politici e media gridavano a derive estremistiche.

Per capire, mi ripromisi di fare un’intervista ai dimostranti del mio territorio.

Un paio di settimane dopo, però, il viale era deserto. Gli striscioni e le bandiere italiane penzolavano abbandonate; e le Croci… croci piantate nella grande rotonda in memoria dei suicidi di Stato, si piegavano sotto la pioggia battente.

<<Torneranno?>> – mi chiedevo…- intanto, riflettevo…

Sulla parola violenza è bene intendersi, essendo stata gridata anche in questi giorni contro i deputati “Cinque Stelle”, allorché tentavano di non far passare una legge che dire indecente era poco.

Allora: noi non vogliamo fare i portabandiera di nessuno, non essendo legati a nessun carro e rappresentando unicamente una libera voce di cittadini; ma non vogliamo nemmeno essere presi per fessi.

Se è violenza quella dei deputati di minoranza, come chiamiamo la devastazione dell’Italia, portata avanti durante decenni di “malapolitica”???

Non occorre che stia a parlare di quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, visto che è la realtà della nostra desolante storia quotidiana.

Abbiamo visto da lontano la “Primavera Araba”… gli “Indignados” in Spagna… gli Ucraìni a Kiev… Non è possibile sapere se avranno esiti positivi e duraturi queste iniziative di popolo, ma la gente si muove, agisce…

La gente che non siamo noi Italiani.
Lasciatemi riportare un pensiero ispirato a quanto scrive la filosofa contemporanea Alissa Rosenbaum:

<<Quando ti accorgi che per lavorare sei costretto a chiedere il permesso a chi non fa nulla; quando ti rendi conto che troppi sono ricchi e potenti, e non per il loro lavoro; quando capisci che le leggi non ti proteggono da costoro, anzi, sono costoro che sono protetti rispetto a te; quando scopri che la corruzione è premiata e l’onestà derisa, potrai affermare senza ombra di dubbio, che la tua società è condannata.>>

In questo pensiero, si cita una parola quasi in disuso: “onestà”. Lasciamo stare i risvolti morali, e andiamo al pratico.

Qui da noi, dove vige la legge del più “furbo”, la parola onestà è stata resa sinonimo di stupidità. Ma i dati dicono l’esatto contrario.

L’onestà, nei Paesi più ricchi ed evoluti, è la risorsa primaria, in quanto crea sicurezza, semplificazione, giustizia, benessere.

Ve lo immaginate, voi,  come dev’essere, vivere in posti dove nessuno tenta di fregarvi… e dove le cose funzionano?

I Paesi in cui l’onestà è normale regola risultano essere i più floridi, stabili e felici. E  i primi sono Danimarca e Svizzera!

La loro classe dirigente utilizza intelligenza, lungimiranza, correttezza, senso del dovere per arrivare a questo risultato che a noi Italiani appare un miraggio.

Da noi, sembra che si segua la logica opposta, basata su un principio fondamentale: distruggi il senso dell’onestà di un Paese, e lo avrai nelle tue mani. Troppi cittadini non l’hanno capito e continuano a non capirlo, pagando poi a caro prezzo, cioè di tasca propria.

Sbranato e allo sbando, il Paese agonizza. I sondaggi dicono che il 10% delle famiglie italiane possiede la ricchezza della metà dell’intera Nazione. Il resto è costituito da chi è ridotto sull’orlo della povertà, da chi non ha lavoro, da chi ha perso tutto e fa la fila alla mensa delle Caritas, se vuole mangiare. Stiamo parlando non di vagabondi abituali, ma di cittadini ex lavoratori, uomini e donne, autonomi o no, giovani o no. E di vecchi.

In nome di cosa, tolleriamo che ci venga distrutto il futuro?

Quando passo da quel viale, guardo le Croci…

Le croci piantate in ricordo di chi ha deciso di andarsene, non potendo più sopportare una vita senza dignità…

CROCI che stanno lì, solitarie a marcire sotto la pioggia: come atto estremo e terribile di accusa…

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