IL BACIAMANO DA UOMO A UOMO
Abolito da Garibaldi ripristinato da Berlusconi
(27.03.2013)
di aellegì
Credevamo fosse scomparso per sempre quel triste rituale di sudditanza manifesta fra uomo e uomo: il baciamano!
Credevamo che fosse rimasto relegato solo nella ritualità prettamente mafiosa dove, specie in pubblico, l’inferiore bacia la mano al boss.
Per chi riceve il baciamano, esso è il suggello dell’investitura o la conferma del rango raggiunto: il suo potere di boss, di capo fra i capi.
Per chi lo fa, è il segno – in pubblico! – che riconosce l’altro come capo indiscusso e spesso vien fatto platealmente per riparare a qualche sgarro di forma, ed è pubblica dimostrazione che chi lo fa è tornato nell’ovile e ne riconosce il Capo.
Un attimo indietro, per favore! Scena: Sicilia. Anno: 1860. Contesto: spedizione detta “dei Mille”. Località: Salemi.
Dinnanzi al Consiglio comunale apposta riunito, Garibaldi si autoproclama “Dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II re d’Italia”.
Uomo libero e moderno per eccellenza e dalle idee socialiste, non poteva esser monarchico Garibaldi e non lo era: ma era di forti e convinte idee repubblicane.
Da pragmatico, però, e in contrapposizione a Mazzini – illuminato, ma teoretico –
aveva capito che l’Italia unita si sarebbe potuta fare soltanto col Savoia.
Da qui, il suo motto: “Italia e Vittorio Emanuele”.
E questo, più che la spada, fu la sua arma vincente.
Ma torniamo in Sicilia!
Giunto a Palermo, uno dei suoi primi atti di governo è quello di “abolire per legge”
il baciamano tra uomini. Abolirà anche l’uso del titolo di Eccellenza
e, – da vero socialista qual era! – distribuirà ai contadini la terra di proprietà dei Comuni.
Ma torniamo al baciamano!
Nulla da dire al riguardo. Era un uso invalso sin dai tempi del Feudalesimo e rimasto nel tempo, lì, perché ben poco era cambiato da allora.
Il latifondismo, piaga che solo nel XX secolo verrà sanata, altro non era che una sorta di feudalesimo del tempo.
E favoriva simili pratiche considerando, soprattutto, quali erano le condizioni di servaggio colà, ancora presenti allora, di particolari categorie di persone. Non scandalizziamocene! In altre parti d’Italia, pur se cominciavano a prosperare le industrie,
non c’era il baciamano, ma, identiche erano le condizioni di vita e di servaggio delle classi meno fortunate.Facciamo un salto nella Storia ed arriviamo ai nostri tempi: il baciamano fatto – non molto tempo fa, ma pare un secolo per gli avvenimenti accumulatisi – da Berlusconi a Gheddafi. Qui, anche alla luce dei sommovimenti politici avvenuti, poi, in Libia, sarebbe facile ironizzare su quel gesto. Non lo vogliamo fare. Certo che l’ex Presidente del Consiglio se lo poteva trattenere nel petto, questo impeto d’amor amicale, risparmiando al nostro Paese, così, l’ennesima figuraccia dinnanzi al mondo intero e
chiudiamola così, perché non ci è mai piaciuto “maramaldeggiare”.
Ma…
ah! quanto viene esaltato
– e ci è piaciuto ricordarlo – il piccolo ma significativo gesto di Garibaldi che, nel testo di un decreto dittatoriale riportava
– purtroppo solo nella forma – l’uguaglianza fra due uomini!
E che mai più un uomo si senta in dovere di baciare, in segno di riverenza, la mano d’un altro uomo.
Io l’ho fatto… era mio Padre!
Il baciamano lasciamolo ai rituali delle cosche!
E la cosa non ci riguarda, perché non è il nostro mondo.