Niente sesso, siamo… in Vaticano!
Inutile migrazione di ambientazione da una cittadina inglese a Roma…
di Alfredo Labate Grimaldi (02.02.2009)
Sì, inutile, anzi dannosa, peggio, decapitante: nel senso che si è voluta privare la commedia di Anthony Marriot e Alistair Foot, “Niente sesso siamo inglesi” (prima rappresentazione, 1971), per la smania di fare qualcosa di nuovo o, forse, per la volontà in qualche modo di… “metterci il cappello” di firmare qualcosa, la si è voluta privare – dicevamo – di un quid basilare: cioè, del suo esser “made in England”, ricca, quindi, di quello humour “very british” che certo non può esser sostituito da quello nostro e, per di più in… “vatica…nese”!…
Rimpiangiamo, quindi, l’ambientazione originale – cambiata senza alcun giustificato motivo – che, è scontato, darebbe di più ed alletterebbe maggiormente il palato.
Ma… tant’è! Tra riletture… rivisitazioni… riscritture… sperimentazioni… adattamenti… e riambientazioni, a simili rimpasti, vi ci dovremo abituare tutti, volenti o nolenti, salvo… non andare più a teatro!
E Dio non voglia!
Perché in tal caso, agli autori di simili mistificazioni, rimarrebbe solo, prima, di “recitare” soltanto sentiti “mea culpa” e poi, infine, fare harakiri!
Ma il lavoro di Marriot e Foot è tanto accattivante che nulla ne può scalfire la godibilità e quindi, nonostante la decapitazione dell’ambientazione, comunque… questo adattamento riscuote successo, almeno di pubblico. E ce ne compiacciamo.
Perché il “vaudeville” è cosa, Signori, che non tradisce mai e, vuoi per la bravura degli interpreti che per l’ottima oliatura del tutto – in questo genere, tutto deve andar come un orologio – lo spettacolo merita le risate della sala e i caldi, convinti applausi del pubblico, sia a scena aperta, che al finale, quando ripetutamente richiama gli interpreti alla ribalta.
Si diceva “vaudeville” e, quindi, il teatro dell’equivoco, un teatro veloce che non ammette soste, tempi morti, un teatro dalle continue entrate ed uscite dalla scena, un teatro “lavorato”, insomma, che non dà tregua di fatica a chi è in scena e che non dà tregua di risate a chi è in platea.
Sì, perché è la “storia” di un pacco di oggetti pornografici dei più raffinati, elaborati e sofisticati (la vicenda è stata passata dagli anni settanta ai giorni nostri… altra inutile “chirurgia”!…), che per sbaglio, giunge a casa di una coppia di giovani sposi.
Niente male, direte voi… anzi!, ma si dà il caso che il lui della vicenda è il direttore di una banca vaticana e la coppia alloggia sopra la banca, in un appartamento di proprietà della banca stessa.!…
Come nascondere quello che, se scoperto, apparirebbe di certo ardito, atto poco conveniente, anzi, “imprudente sconvenienza”, peggio, vera e propria insana “devianza” da costar molto cara e pagar forse anche con la perdita dell’incarico? E come far sparire il corpo del reato, in una selva di direttori generali, monsignori-ispettori e devote, angeliche suorine tra i piedi, che vanno e vengono?
In questa vicenda “umoristico-boccaccesca” si muovono bene, Gianfelice Imparato (anche autore dell’adattamento e vero protagonista), Valerio Santoro, il marito, trovato, invero, un po’ troppo “recitativo”, Renato Giordano – efficace il suo “carattere” – la bravissima Eleonora Mazzoni, l’ottimo Luigi Montini, le brave Federica Miniati e Clara Sancricca e… ” l’IMPAREGGIABILE” Erica Blanc, brillantemente sopra le righe in uno studiato, riuscitissimo surreale ruolo. Tutti diretti dall’ottima regia dello stesso Renato Giordano. Le gradevoli musiche originali sono di Pericle Odierna e i costumi e le scene di Aldo Buti.
La battuta finale, con risatina, di Arnoldo Foà, sentita registrata, dà un tono di inarrivabile professionismo misto all’arte ed un pizzico, anche, di commozione.
Peccato, ripetiamo, il voler strafare, cambiando, per il solo mero gusto di cambiare: ci defrauda dell'”originale” inglese, propinandoci un surrogato all’italiana, ma il pubblico si diverte, lo spettacolo, in fin dei conti, è dignitoso e tutto è bene quel che finisce bene.
La Compagnia, tra le altre tappe, toccherà le piazze di Catania, Napoli (al Delle Palme), Milano (al S. Babila), terminando verso la fine di Aprile.
Una serata, la si può spendere. Almeno si ride. E in tempi di crisi… vi par poco?