QUANDO L’ITALIA…
Ma le cose stanno cambiando perchè
la “gente” ha capito
e gli effimeri “vincitori” di oggi saranno i veri
“perdenti” di domani
(11.09.2013)
di Elle
Quando l’Italia era grande, quando illuminava il mondo allora conosciuto, quando espandeva la cultura, la bellezza, la prosperità, la scienza, e soprattutto l’arte, nei secoli che dal medioevo facevano germogliare il Rinascimento, i signori del tempo erano grandi mecenati, proteggevano e favorivano in ogni modo gli artisti, e le ricchezze le impiegavano anche nel rendere fiorenti e belle le città con la creazione di opere magnifiche che oggi ancora ammiriamo stupiti. In questo modo rendevano uniche le loro città, quell’Italia che era uno scrigno di preziosità ineguagliate al mondo, e nello stesso tempo donavano immortalità ai grandi artisti.
Oggi, con il triste decadere di tutto questo, il potere e la ricchezza non sono più un mezzo per conseguire un comune progresso e promuovere e salvaguardare l’arte, ma è diventata spesso fonte torbida di vere patologie da cui sono affetti potentati economici e politici; e chi è abbiente si arrocca nel proprio benessere, indifferente a tutto il resto.
Io credo che costoro avranno sopra di sé l’ignominia della Storia. Una rappresentazione emblematica dei tempi la ritroviamo in tanti esempi che insegnano come siano i più ricchi, i più potenti, i più furbi, i più arroganti a prevalere oggi, sempre e comunque, e come possano essere utilizzati mezzi di ogni genere per ottenere ciò che è funzionale al proprio personale interesse e mai al “bene comune”.
Pensiamo a quanto avrebbero potuto e potrebbero fare queste persone, quanto potrebbero contribuire all’espansione e alla grandezza morale e materiale del proprio Paese, con quanta riconoscenza il loro nome sarebbe ricordato dai posteri, se facessero ciò che il loro potere, il loro censo, la loro posizione permetterebbero.
Davvero vedo l’Italia troppo umiliata, troppo decaduta, troppo ferita; mai avrei immaginato di poter assistere a un simile spettacolo di degrado. Quanto possono essere distruttive l’arroganza, l’avidità di profitto e di dominio, la menzogna sistematica, l’insensibilità, se applicate a menti dedite solo a escogitare strategie tese al conseguimento di ancora maggiori ricchezze, ancora maggior potere…
Mi colpisce sempre il sottile sprezzo avvertibile in chi appartiene alla cosiddetta casta. Sfoggiano un’aria di compiacimento, di soddisfazione, di furbizia insopportabili, coloro che perseguono il mito – o la chimera – dei “vincitori”. Sembrano essersi staccati dalla dimensione umana con le sue insicurezze e le sue pene per assurgere a un olimpo dove regna sovrana una divina imperturbabilità, la stessa che esibiscono allorché, inquisiti, si dichiarano sereni. Che placida serenità spira sempre nel mondo dei “vincitori”… Assilli e problemi sono lasciati a noi, alla gente comune. Dalla vetta del monte degli dei non hanno scorto la spaventosa catena dei suicidi di cittadini spinti a togliersi la vita dall’impossibilità di andare avanti, di provvedere alla famiglia, di affrontare un domani fatto di disperazione. Per tutti questi nostri fratelli noi siamo inorriditi, nella più grande serenità degli uomini che si occupano con tanta dedizione della cosa pubblica… Importa loro qualcosa di quello che succede alla gente che rappresentano – che dovrebbero rappresentare? – . Si danno pensiero degli altri? Gli altri sono solo gente comune, cioè nessuno. Finiti i tempi dei diritti. Finiti i tempi dell’uguaglianza.
Questo però è quanto vogliono credere i predoni. Spiacenti, signori. Il vostro ciclo volge al termine, ripiegandosi esausto su se stesso. Vi vedremo vorticare a spirale nel vuoto, cadendo dal vostro olimpo fasullo. Il mondo di domani è nostro, sarà fatto proprio da noi gente comune. Nuove idee, nuove modalità stanno nascendo. Nuovi uomini verranno. La forza, il nerbo, il sangue caldo dell’organismo, lo slancio vitale e costruttivo del domani siamo noi. Dovesse verificarsi una catastrofe planetaria che azzerasse tutte le tecnologie, saremmo noi gente comune a far ripartire la civiltà. Siamo capaci, autonomi, resistenti; conosciamo bene e non temiamo il sacrificio e la fatica. Il mondo, piaccia o no ai sereni, non è delle oligarchie o dei priorati occulti: appartiene alla miriade di persone che lo popolano. Sono esse stesse, insieme a tutti i viventi, il mondo, e vogliono – vogliamo! – ricostruire una terra di pace ripartendo equamente le risorse e utilizzando solidalmente le forze della mente e delle braccia per ricominciare.
Ma questo obiettivo è ben lontano dall’essere perseguito dagli inetti e distruttivi sereni, annidati lassù nel loro olimpo ben fornito di nettare e ambrosia: credentisi “vincitori”. Ma ancora non hanno realizzato che saranno… perdenti: informi ombre in procinto di svanire nella smemoratezza delle nullità della Storia senza lasciare di sé nessun rimpianto.
E vinceremo NOI, i creduti “perdenti”, la gente comune: quelli che – se avete notato – “loro” chiamano… “la gente”.
PRESENTAZIONE di “Elle” Sotto l’apparente dolce pseudonimo di Elle – che, tra l’altro, non è che il suo nome, ma troncato – si cela una donna dolce, ma forte e dagli altrettanto forti ideali, anzi, diremmo, possenti. Ideali che trasferisce sulla carta in maniera chiara, inequivocabile, specie quando scrive in veste di giornalista.
E’ vera scrittrice di valore ed una delle sue peculiari doti è la duttilità. La sua penna quasi “maschia” – oseremmo dire – in campo giornalistico, sa diventare dolcissima quando si immerge nella narrativa, vero suo campo di attività e ch’ella predilige.
Per la narrativa, appunto, ha pubblicato – talvolta sotto pseudonimo – in due antologie ed un romanzo breve. E’ pronto un suo romanzo per ragazzi e nella sua “fucina” in “gestazione”, ci sono dei racconti ed un altro romanzo.
E’ una “new entry” di altrastampa.net e siamo lietissimi di annoverarla fra i nostri “magnifici Bloggers”.
Benvenuta e Auguri, Elle!
alfredo labate