E fu Francesco…

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E FU…


FRANCESCO


di Alfredo Labate Grimaldi

(15.03.2013)

… E venne un uomo da lontano, varcando l’oceano…
era vestito di rosso porpora ed era un   Principe,
ma quando poteva, smetteva quei panni regali e si mescolava ai poveri della sua Terra…
e parlava loro dei problemi che li affliggevano…
Ma diceva anche che un giorno, anche loro sarebbero stati “ricchi”, perché
sarebbero entrati in un Regno dove tutto è d’oro, dove scorre latte e miele e si è raggianti d’eterna felicità…
Fu chiamato, quindi e…
andò…
Dove arrivò, vide una casa grande, immensa, ma che mostrava i segni del tempo,
perché era antica assai e solo qualche volta, qualche sant’uomo c’aveva fatto dei lavori…
Lui era forte, coraggioso, buono e molto pio e
pregava tutti giorni per due ore filate, alzandosi al mattino presto, all’alba…
quando ancora tutti voi bambini ancora dormite sotto le copertine calde…
Arrivò quindi, in questa altra parte del mondo, dove molte cose erano vecchie, compresa la sua nuova casa… Allora, Lui pensò che si sarebbe dovuto fare tutto nuovo, tutto nuovo come era una volta…
Quando la casa era stata fondata…
e nuovo, si mise anche il nome…
Fu…FRANCESCO!…
Il popolo lo vide,
subito lo capì, subito lo comprese… subito lo amò.
E quella sera di quel lontano 13 marzo dell’anno del Signore 2013…
ne invocò il nome in coro e voleva portarlo in trionfo…
chiedendone la benedizione.
Ma lui… ormai PIENAMENTE Francesco… bonariamente disse…
“Popol  mio,
prima che io vi dia la mia benedizione, vorrei da voi, popol mio, un grande favore…
Vorrei che voi chiedeste a Dio, di benedirmi,

perché anche io ho bisogno della benedizione di Dio!
Quindi, pregate, popol mio, anzi preghiamo…
io e Voi…
Voi ed io…
E si piegò, Francesco…
a mani giunte, sul parapetto del balcone dal quale si era affacciato e…
come d’incanto…
quella immensa piazza, piena come un uovo di popolo festante,
di colpo ammutolì
e scese il silenzio d’una muta, intensa, corale preghiera
come mai, s’era visto in quella piazza!
Mai, bambini miei,
un Principe si era chiamato Francesco  che è
il Santo che si fece povero fra poveri…
Mai, bambini miei, un Principe vestito di bianco,
si era inginocchiato davanti al suo popolo per chiederne quasi la benedizione…
Mai simili parole erano scese da quel balcone
e dopo la benedizione, il popolo voleva portarlo in trionfo…
ma egli sorrise e disse…
Buona serata e… Buon riposo…”
E l’indomani,
Lui, con il suo popolo cominciò a riparare la vecchia casa…
La pitturò…
La “imbiancò”…
E fece entrare il Sole in quella casa che era sempre chiusa!…
“ E dopo, nonna, cosa è successo?”
“Non lo so, bambini miei,
non ricordo… non so…”
A te, Francesco, scrivere il finale di questa favola meravigliosa: un bel finale.
AUGURI, FRANCESCO!
Cosa dirti?
Ci hai commossi…
Ti abbiamo subito amato!
Tu…
con i toni fra Papa Luciani e Papa Roncalli…
ci hai fatto sperare in una NUOVA CHIESA!
In una Chiesa degna del nome che hai voluto scegliere,
che hai avuto il coraggio leonino di scegliere!
Francesco,  
il nome c’è! Ora… aspettiamo il resto!
Forza, Francesco!
Che Dio ti benedica!
Pensiamo che, veramente, noi, il Tuo Popolo,  pregheremo per te e ti benediremo,
perché tu, Francesco… ce la possa fare!
I presupposti ci sono e tutti… dai!…
Vai, Francesco  e…
in nome di Dio,
vara…  sciogli le vele di questa caravella Nuova,
di questa NUOVA Chiesa, sempre più la NOSTRA Chiesa,
la VERA Chiesa di Dio!

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