Il GIORNO DELLA MEMORIA…

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Il GIORNO DELLA MEMORIA…

di Maria Giovanna Iannizzi (30.01.2009)

“Chi è l’essere umano – afferma Primo Levi in un’intervista – se non un insieme di domande, di emozioni, di memorie, di sentimenti, di pensieri?” Eppure all’interno del lager viene ridotto al minimo, annullato nella sua personalità, nel corpo e nell’anima, privato della sua dignità. “Questa è la cosa più terribile che veniva attuata – continua Levi – perché anche nella schiavitù un uomo ha la capacità di rimanere tale, di rimanere se stesso. Nei lager no”.

“Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga”.

Parole dure, parole vere che arrivano al cuore ma molte volte svaniscono come i fuochi di bengala per dare spazio alla vanità e all’insolente indifferenza dell’essere umano.

Se ci vengono dubbi a proposito dell’Olocausto, la cosa migliore per toglierseli non è quella di fare domande. La cosa migliore è ripescare nella letteratura, nella storia, nella memoria, i ricordi, i drammi di chi ne è uscito, di chi ha patito, di chi ha perso tutto. La cosa migliore, forse, è ascoltare.

La cosa migliore è non dimenticare. Fissare lo sguardo sugli orrori già conosciuti, patire lo sdegno e il ribrezzo che non si può non provare ogni volta che, dalla storia e nella storia, l’uomo giudica l’uomo, autentica testimonianza ed unico ostacolo al riscatto della dignità dell’individuo.

L’Olocausto parla ancora oggi e sempre parlerà e la letteratura ispirata ai campi di sterminio permette di far riemergere dall’oblio, persone coi loro sguardi, i loro volti, le loro passioni e paure, i loro caratteri, le loro storie. E’ la drammaticità dell’evento che si deve commemorare per non dimenticare le vittime dello sterminio nazista e non solo che hanno cambiato il volto della storia. E’ la coscienza storica che va risvegliata alla luce anche dei molti tragici avvenimenti di violenza che continuano a colpire l’uomo, chiunque egli sia, con il credo che professa, con la vita che conduce. Se ci vengono dubbi a proposito dell’Olocausto, la cosa migliore è cercare la verità sull’uomo in quanto uomo e non chiedere altro.

Elie Wiesel nel suo romanzo autobiografico “La Notte” in cui racconta la sua esperienza nei lager nazisti scrive: ” un sudore freddo mi copriva la fronte, ma gli dissi che non credevo che si bruciassero degli uomini nella nostra epoca, che l’umanità non l’avrebbe più tollerato…L’umanità? L’umanità non si interessa a noi. Oggi tutto è permesso, tutto è possibile. Papà, – gli dissi – se è così non voglio più aspettare. Mi butterò sui reticolati elettrici: meglio questo che agonizzare per ore tra le fiamme. Lui non mi rispose. Piangeva. Il suo corpo era scosso da un tremito. Intorno a noi tutti piangevano”.

Una simile esperienza è rimasta indelebilmente impressa in chi l’ha subita e certamente non passa inosservata in chi la legge perchè  il giorno della memoria è un monito per le generazioni future. Ci rammenta la gravità delle colpe, il ricordo dell’offesa, la violenza inaudita su grandi e piccini, giovani e anziani, malati e sani e, parafrasando Francesco Guccini, solo così “l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà, il vento si poserà… “.

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