Shakespea re di Napoli o la LUCE!
Teatro di parola, ma anche d’immagini pittoriche quello di Ruggero Cappuccio
di Alfredo Labate Grimaldi (21.04.2008)
Quando si va a teatro, si guarda al protagonista della rappresentazione, l’Attore!
Poi viene, magari il testo, dopo si pensa al regista, agli altri… si pensa niente!
Si ignora l’esercito di persone che, come i meccanismi di un orologio, portano al successo di una rappresentazione teatrale.
E il paradosso è che ci si accorge di questo esercito, solo quando le cose non vanno come dovrebbero andare: una luce che non s’accende, un campanello che suona in anticipo sulla battuta, … una porta incastrata che non vuole aprirsi…
Vi invito a leggere, qualche volta, tutta, dico tutta, la locandina di uno spettacolo fino a giù, giù, dove in caratteri piccolissimi viene scritto anche la ditta trasportatrice del materiale scenico….e scoprire quanta “gente” serva, perché possa mettersi in movimento un “racconto scenico”.
Anche questi… firmano lo spettacolo, anch’essi decretano un successo.
E vi siete chiesti mai, chi dà quel tocco di magia, talvolta di fiaba e d’irrealtà all’Attore o dà a voi la gioia di coglierne appieno le emozioni e gli stati d’animo, se non quel signore che “comanda” le luci?
?Una volta era solo l’occhio di bue o luce a tutta scena, ma ora “comandare” le luci può esser magia, e con la regia di Ruggero Cappuccio… lo è stato!
Ma vogliamo, invece, denunciare Ruggero Cappuccio di “plagio”: ch’è reato gravissimo nel mondo dello spettacolo: sì, lo accusiamo e lo denunciamo per… plagio!…
Anzi sappiamo che un certo Merisi Michelangelo, originario d’un certo paese della bergamasca, ci par di ricordare… Caravaggio, sì, un paesucolo, abbia inoltrato istanza al Procuratore, per incriminare… certo Cappuccio Ruggero di “plagio”!…
Dice che… gli ha rubato” … la luce!
Ebbene, Signori, tra il serio ed il faceto abbiam voluto dirvi, quanto importante sia la luce a teatro e di quanta arte, Ruggero Cappuccio, autore e regista di vaglia ed il suo disegnatore luci siano stati capaci, tanto da portare sulle tavole d’un palcoscenico, la magia insuperabile della famosa “luce”del Caravaggio!
Il lavoro di Ruggero Cappuccio ha riscosso l’unanime consenso della critica, ma i colleghi, finora, hanno voluto -come è anche giusto- concentrarsi, sul testo, sulla sua poesia, sul suo linguaggio…
Noi siamo stati colpiti dalla “magia del tutto”!
Il testo di Cappuccio è un’idea, sì, che ha dell’originale ed anche il pregio non comune di ricerca letteraria e storica: ed è coraggioso portare in scena un testo scritto in un napoletano del ‘600.
La fattura del testo è pure ardita, per la immaginificità con cui s’è voluta ammantare una tesi da più parti, pare… storica: quella dell’innamoramento del sommo Inglese, per un èfebo affascinante, interprete dei ruoli femminili, nelle prime rappresentazioni dei suoi lavori, sì, da dedicargli una silloge poetica e trasportando la vicenda, fantasiosamente, nella piena Napoli barocca.
Ma la bravura di Cappuccio, autore affermato, coraggioso, ardito, innovativo, a nostro modesto avviso, non è consistito tanto nella stesura dell’Opera, bensì, nell’idearne, curarne e dirigerne l’allestimento scenico!
Le scenografia ridotta all’essenziale -ma nulla vi manca per dar l’immagine del tutto allo spettatore- dai colori forti, incisivi; i costumi, precisi; le gestualità dei protagonisti, talvolta quasi “plastici fermimmagine ” e poi… quelle “lame” di luce che scolpiscono i volti, per raccontarne la vicenda, l’emozione, la drammaticità, la poesia!
E alla fine, cosa manca a questi dipinti del maestro da Caravaggio?… Una cornice.
Ed eccola in scena!
Finale: centroscena: il protagonista morto e accanto… il compagno che con lentezza fiabesca ne incornicia il corpo e, come magia… gli attori che, in un quadro plastico, si trasformano… in un quadro di Caravaggio.
E scrosciano agli applausi!
Per noi, cosa eccelsa!
Anche se qualcuno del pubblico rimane poco convinto: perché… “è un napoletano troppo stretto”!…
Ma, suvvia, Signori, per cortesia! quando andate a teatro, informatevi almeno di cosa state andando a vedere, e leggetevi anche il programma che vi viene sapientemente quasi sempre offerto! Perché…
Perché il Teatro è cultura, è ricerca, è crescita… ed è ricerca di noi stessi e dell’altro, è scovare, è scavare, è guardare, è ascolto ed è… “sentire”, è farsi portare dove vuole l’attore sul palco, astrarsi, volare con lui, fare nostre le sue emozioni, le “favole” che racconta.
Ogni sera il teatro esige un matrimonio tra il palco e la platea, un matrimonio, oserei dire, collettivo, nel cui rituale, al medesimo istante, tutti “sentono” le medesime emozioni.
Prepariamoci, quindi, prima di andare a teatro! Almeno, cerchiamo di sapere quel che andiamo a vedere e sentire!
L’Arte è emozione.
Predisponiamoci… a farci emozionare!
Tornando al lavoro, quindi, c’è da notare una lieve dicotomia tra pubblico e critica: ma ciò non ci sconvolge: è storia vecchia, questa. Anzi, è un invito maggiore ad andare a teatro, per poi, poter partecipare a sì, magnifica disputa!
Il testo, scritto e diretto in modo eccelso da Ruggero Cappuccio: uno degli autori più talentuosi del nostro teatro contemporaneo.
Costumi di Carlo Poggioli; musiche di Paolo Vivaldi.
Sul palco: un Claudio Di Palma, semplicemente superbo! e un Lello Arena, che al meglio ha interpretato, metafisicamente quasi, il suo personaggio non facile.
Poi… le luci…
…le luci “caravaggesche di… Michele Vittoriano!
“Shakespea re di Napoli” sarà in scena dal 29 di aprile in poi, al “Valle” di Roma, dove si concluderà il tour.
E con la fine di aprile ed i primi di maggio terminano, più o meno, le stagioni di prosa.
Appuntamento, quindi, cari Lettori, al prossimo autunno per la ripresa, quando anche noi verremo di nuovo a teatro con Voi.
Perché ricordiamoci che una sera a teatro non è mai sprecata.
E allora, per quest’anno, che…
…” CALI IL SIPARIO ! “