Donne, Non resistete agli Stupri!
Ma almeno quello si becca forse l’ergastolo!
di Antonio Laganà (07.01.2009)
Abbiamo letto sulle cronache nazionali di questi ultimi giorni, una nuova perla che
arricchisce la collezione di sentenze e decisioni incomprensibili – almeno al comune “sentire” – ( e non aggiungo altro) della Magistratura del nostro Paese, che lasciano di stucco il cittadino medio italiano e… forse… non solo!
Nel processo svoltosi a Roma contro un Rumeno accusato di avere aggredito, stuprato ed ucciso una donna che rientrava a casa dopo il lavoro, moglie di un alto ufficiale della Marina italiana, e che era costretta a servirsi di un trenino urbano ed a scendere ad una deserta e per niente custodita stazioncina, il giudice ha superato sé stesso, stabilendo la pena da infliggere all’accusato, in 29 anni di carcere invece dell’atteso ergastolo, in quanto…: “l’imputato era ubriaco, e la vittima ha resistito, opponendosi al tentativo di stupro”.
Letto quanto riportato su diversi organi di stampa, crediamo di averne capito e carpito esattamente il significato, ma ci domandiamo con stupita perplessità… – ed è dire poco – come sia possibile, con una simile motivazione decidere una riduzione della pena, per un delitto così crudele!
Evidentemente tra le pieghe del nostro codice penale si fanno emergere dei cavilli che, anche se comprensibili dottrinalmente, sono contro ogni logica e buonsenso recepiti ed espressi dall’opinione pubblica – crediamo – di ogni paese civile.
E ci stupisce che, contrariamente a quanto auspicato dalla Società civile in generale, indipendentemente dall’appartenenza politica, ancora qualcuno si possa opporre alla riforma del sistema giudiziario, ma soprattutto! all’aggiornamento di un codice che consente simili incomprensibili decisioni.
E ciò, con tutto il rispetto verso la Magistratura, in generale.