Governo, due passi avanti, due indietro
E cioè “Oggi lo dico e domani lo nego”
di Alfredo Labate Grimaldi (26.08.2008)
Ieri: “Riforma delle pensioni, sì è urgente, non più procrastinabile…”
Oggi: “Nessuno ha detto che si vogliono toccare le pensioni… era solo un’ipotesi …”
Ieri: “L’assegno sociale è un privilegio destinato a scomparire.”
Oggi: “Mai parlato di far scomparire l’assegno sociale! Sarà eliminato soltanto quello agli extracomunitari. Il resto è solo fantasia dei giornali”.
E via di questo passo.
E di esempi così, ce ne sarebbero svariate centinaia, perché questo non è il costume di un governo o dell’altro, ma è “il costume”della Politica di oggi!
Il costume di tutti i governi che si sono succeduti in questi ultimi lustri.
Ed è un costume che, francamente, la dice lunga su questi governi, ma, vieppiù, sulla serietà e l’affidabilità della classe politica italiana, in genere.
E dentro, lo sapete, ci son tutti: destra, sinistra, centro e tutte le più disparate alchimie e colorazioni, correnti, sottocorrenti, gruppi, e gruppuscoli in cui si suddivide il pianeta della politica italiana.
Oggi si dice una cosa e domani la si sconfessa platealmente: e con una faccia tosta da far rabbia!
Poi si ritorna all’attacco o si indietreggia, in una sarabanda di ni detti a mezza bocca nelle mille e mille interviste di cui sono gratificate anche le figure più grigie di questo squallido panorama.
Ora, per capirci, schematizziamo la cosa ai minimi termini!
Il politico di turno fa una dichiarazione su di un progetto, un decreto, una legge.
L’indomani se la rimangia totalmente.
Le ipotesi sono solo e solamente tre.
Ipotesi a): i colleghi della Stampa hanno male trascritto il suo intervento e poi le redazioni dei rispettivi giornali hanno male interpretato o, peggio, non capito, o ingigantito ciò che aveva detto il nostro politico.
E ciò viene ripetutamente dichiarato da più uomini politici anche di rilievo, quando devono battere in ritirata: la Stampa è stata pretestuosa, non ha capito, ha male interpretato, ha ingigantito, pur di “uscire” in edicola con un titolo di grido…
E’ possibile?
Non è possibile, perché oggi ci sono le videocassette che registrano tutto. Dobbiamo ritenerla, quindi, una scusante che non sta in piedi, degna di quelle scuse che ognuno ha detto, minimo una volta nella vita, alla signora maestra, per non aver fatto il compitino a casa.
Ma, in un impeto di imparzialità -dato che siamo parte in causa- vogliamo e dobbiamo dire che… è possibile?!… E va bene!!!…
Ipotesi b): la dichiarazione del “giorno prima” è veritiera, ma… in un impeto di scrupolo professionale, nel lampo di 24 ore 24, i tecnici di quel dato Ministero o di palazzo Chigi si sono accorti di un grave errore e quindi è d’obbligo fare marcia indietro.
Se così fosse, da una parte ci sarebbe, sì, l’onestà di tornare sui propri passi, una volta accortisi della sbagliata mossa politica o del marchiano errore che si sta per compiere, ma… -e questo sarebbe un clamoroso autogol- allora si dovrebbe pensare ad un lavorare, da parte del Governo e dei propri tecnici, con un grosso, grave pressappochismo, se non con conclamata sciatteria!Oddio, l’errore è possibile e così, talvolta, anche una certa trascuratezza nel ponderare degli importanti aspetti e dettagli di una certa questione, ma se la cosa si ripete spesso, quasi con metodica regolarità, le cose sono due: o questi devono andarsene a casa per manifesta incapacità, oppure… c’è una certa terza ipotesi che, purtroppo per l’onorabilità dei nostri politici, è l’ipotesi più credibile, più realistica e maggiormente accreditata.
Ed è la “ipotesi c” che ricorrendo all’aiuto del romanesco, racchiuderemmo in un quasi motto: “alora che famo, ce provamo?… E provamoce!!!”
Ci siamo capiti, nevvero?
Ma per scrupolo professionale, andiamo nel particolare.
Allora, a livello ministeriale o governativo si vuol lanciare un cambiamento -di solito sempre contro gli interessi del cittadino: la restrizione o l’annullamento di un beneficio o magari l’introduzione di un nuovo balzello o l’innalzamento d’uno già in vigore, ecc.
Cosa si fa?
Quello che si fa, quando si vuol fare qualcosa di cui non si è certi, o quando si ha… la coscienza non proprio immacolata!…
Cioè si fa un tentativo.
Si… “tasta” il terreno.
Si prende il politico di turno che, accerchiato da decine e decine di microfoni e telecamere, getta, così, alla disperata, la cosa.
L’indomani, giornali con titoli a più colonne e telegiornali che danno la notizia. Interviste ad esperti del ramo, agli immancabili docenti universitari che non mancano mai in TV, interviste ai segretari delle tre confederazioni sindacali o ai rappresentanti della categoria i cui aderenti, il nuovo provvedimento andrebbe a colpire. Porta a Porta, Ballarò, Matrix e compagnia bella, tutti si sentono in dovere di “stare sulla notizia” ed ecco il bailamme sperato dal quale uscirà, per il governo… il responso!
Unanime e facinorosa protesta da tutte le parti? Uguale a… “nun se po’ fa’!”
Protesta tiepida solo da una parte della opinione pubblica? Allora” avanti piano”. E così via.
Insomma, per dirla alla napoletana (e qui, dopo il romanesco è d’obbligo, per par condicio): “Né, Cumpa’, ma dai ‘a vacca?”…
Vi meravigliate della domanda?
Scusate e… se il compare è scemo!!!….
Uno che fa? “Ce prova… nooo???”…E se invece il compare risponde, “Ma cumpà, ma… tu… fusse fess o… m’e pigliate pe’ fess?…”
E allora vuol dire che il compare non c’è cascato ed ecco il politico di turno che dà le risposte di cui sopra: la stampa non ha capito o ha esagerato; oppure è stato un malinteso, ma assolutamente non si voleva dire ciò che si è capito.
Ed ecco che al politico di turno esce fuori un naso che nemmeno dieci pinocchi in fila potrebbero vantare e il cittadino capisce sempre più che è amministrato, anzi disamministrato da bugiardi senza vergogna!
E questa condotta, lettori, per onestà professionale, sottolineiamo che è costume di tutti i governi da qualche decennio a questa parte.
Con una appendice…
Quando il compare non c’è cascato, ma il governante di turno vuole assolutamente che quel decreto passi… allora l’ultimo appiglio a cui aggrapparsi è il seguente.
Il decreto lo si fa alla vigila delle feste natalizie o… ancora meglio… alla vigilia di ferragosto.
Cari lettori, che, forse non ricordate, quante volte, sdraiati al sole sulla sabbia, un dodici, o tredici agosto, avete letto di qualche approvazione di decreto urgente, spesso in materia economica?
E ricordate come avete reagito?
Gettando il giornale sulla sabbia.
E pronunciando un sacrosanto “vaffa”, avete detto fra i denti: “Vabbè, va, mo’ non c’avveleniamo le ferie. Ci pensiamo dopo, quando torniamo!”
Ed è allora che il governo ha colpito! E meglio d’ una… “zanzara-tigre”!
Se un provvedimento impopolare è da prendersi perché è per il bene del Paese, lo si prenda e basta. E senza ricorrere a codeste piccinerie basse e ridicole.
Signori, suvvia, rappresentate il Paese, i cittadini v’hanno dato la loro fiducia e… siamo seriii!!!