LA SICUREZZA DELLO “STRETTO” ANCORA IN… ALTO MARE

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LA SICUREZZA DELLO “STRETTO” ANCORA IN… ALTO MARE

di Anthony Cormaci (29.07.2008)

Attraversare lo Stretto di Messina diventa sempre più problematico e meno sicuro.

Il disagio dei “pendolari” é snervante sopratutto per il cittadino che si appresti ad attraversare lo stretto, da Reggio Calabria con i cosiddetti “mezzi veloci”.

Le corse non sono sufficienti e gli aliscafi chissà quando arriveranno dopo i tagli berlusconiani.

Prima di parlar di “ponti” facciamo le cose che in Sicilia ed in Calabria aspettano da anni!

Mettiamo da parte progetti faraonici che sanno soltanto di vuota e stantia “grandeur” neogollista fuori tempo, che poggia sul “niente” e che servirebbe solo a qualcuno per “forse”… essere ricordato.

Oggi occorrono cose concrete ed immediate, per far si che siano rese più celeri le comunicazioni tra l’Isola e il continente.

La nostra “grandeur” deve consistere in un serio pragmatismo di priorità nelle scelte: che siano le più urgenti, le più vitali per il nostro Paese, non avendo grosse risorse a disposizione.

Non aspettiamo, per favore, che ci scappi qualche altro morto per poi rinfacciarci a vicenda le responsabilità o, peggio, per affermare che il ponte ci vuole veramente… Sarebbe grottesco e anche poco onesto.

Gli automobilisti che percorrono i 443 chilometri dell’autostrada Salerno Reggio Calabria,dopo aver superato i lunghi “zig/zag” tra i vari cantieri in esercizio, le buche, le strettoie e gli incolonnamenti snervanti, finalmente intravedono il porto di Villa S. Giovanni. Le colonne di veicoli si dirigono verso gli imbarcaderi privati e delle FS o proseguono sulla A/3 verso Reggio, il capoluogo poco distante.

Ci si avvia all’imbarco sulle navi per attraversare lo “stretto” di mare, che divide il “continente” dalla Sicilia, tirando un sospiro di sollievo (tra poco sarò a casa!).

Il viaggiatore conduce la propria auto sul traghetto, scende dal proprio mezzo, accende una sigaretta, se fumatore, sale sul “ponte ristoro“, se vuole “sgranchirsi” le gambe dopo il viaggio faticoso. Si sente sicuro e disteso… ma l’attraversamento dello Stretto non é semplice o meglio non lo é più, come una volta, dato l’eccezionale numero di imbarcazioni di ogni stazza, che lo percorrono e non solo per queste motivazioni, ma sopratutto perché l’automobilista (e l’utente in genere) ha scoperto alle ore 17,53 del 15 gennaio 2007 che non vi é il monitoraggio del traffico e, quindi, della sicurezza.

Alcuni dati ci fanno pensare:: 44 collisioni negli ultimi 50 anni, da 180 a 200 natanti che lo attraversano nelle 24 ore, 70 mila imbarcazioni che lo solcano in un anno!

Alle ore 17 e 53 di quel fatidico 15 gennaio, infatti, l’aliscafo veloce delle Ferrovie dello Stato “Segesta Jet” entra in collisione con la portacontainer “Susan Brochard”.

E’ un disastro: l’aliscafo quasi tagliato in due: 4 i morti, cento i feriti, turbamento e sgomento delle famiglie e dei cittadini. Una tragedia “annunciata” da anni di inerzia o di pressappochismo.

Una tragedia che poteva essere evitata.

Perché aspettare che si compiano simili eventi, quando un più oculato controllo ed un moderno sistema di sicurezza avrebbero potuto evitare quei morti e quelle sofferenze!

L’inerzia, il lassismo, la lentezza delle strutture pubbliche, la mancanza di una univoca normativa porta inevitabilmente a questo epilogo.

La sicurezza deve avere sempre la massima priorità a tutela della sacralità della vita. Nessuno deve morire per l’incompetenza, la negligenza degli altri!

E adesso, Ministri, Enti Locali, Armatori, RFI, e quant’altri datevi da fare: il tempo é compiuto!

Nessuno deve morire! La vostra e la nostra coscienza non lo sopporterebbe!

Esistono nelle due sponde gli strumenti che dovrebbero assicurare la sicurezza?

E’ vero esiste il sistema satellitare di rilevamento (AIS : Automatic Identification System) che consente ai tecnici di rilevare la presenza in zona di natanti “a posteriori”. E la sicurezza? Si tratta di una questione sollevata da tutte le categorie dei naviganti, ma ancora oggi senza una definitiva soluzione.

Nemmeno l’encomiabile operatività del VTS ( sistema radar computerizzato) gestito dalle Capitanerie di Porto delle due sponde riesce ad abbassare, sotto una certa soglia, il rischio legato all’errore umano e all’intrecciarsi delle rotte delle innumerevoli imbarcazioni che fanno di questo tratto di mare il più difficile al mondo.

E’ compito della “cosa pubblica” provvedere, e presto! Il Ministro Bianchi in carica in quel periodo, subito intervenuto, ha stigmatizzato la situazione.

Citiamo una sua dichiarazione riportata dai quotidiani in occasione dello scontro: “Lo dico da quando ero inascoltato rettore dell’Università Mediterranea che l’area dello Stretto è un sistema complesso che non può essere governato con iniziative separate di armatori ed enti locali. Occorre mettere fine a questo andamento in ordine sparso e mettere in campo un progetto speciale di sicurezza di tutta l’area dello Stretto”.

E non aspettiamo anni prima di decidere, come accade da lustri per la SS. 106, altra testimonianza dell’inossidabile, negletta attività pubblica.

Oggi richiamiamo l’attenzione non solo delle Istituzioni locali di tutte e due le sponde, ma dei Ministri in carica che hanno i numeri, essendo maggioranza, per poter intervenire, decidere e definire, finalmente!

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