Ospedali italiani: possibilità di prendere infezioni?
In termini di percentuale sarebbe dell’1%, ma è un dato che pur sempre inquieta
red. (17.06.2008)
Un giorno, ad un donatore di sangue periodico – vuol dire, cioè, regolarmente iscritto e che dona abitualmente e periodicamente – è stato negato di donare.
Al nostro, in sede di domande di rito precedenti alla donazione, era stato chiesto se per caso si fosse sottoposto, negli ultimi tempi, ad un qualsivoglia esame clinico.
Alla risposta affermativa, «Sì, una colonscopia», il sanitario di turno poneva un fermo veto alla donazione, peraltro previsto dalla normativa vigente in fatto di donazioni di sangue.
E tale “quarantena” – gli fu detto – sarebbe stata di ben un anno!
Inibizione, quindi, ad effettuare il più bel gesto d’amore esistente al mondo: quello di donare il proprio sangue, ad un proprio simile e per di più, sconosciuto!
Alla lecita domanda del nostro amico sul perché di tale drastico, quanto apparentemente incomprensibile veto, la risposta del medico fu molto precisa: essendosi sottoposto ad una colonscopia – gli fu detto – c’era una probabilità su cento che avesse contratto una forma di epatite od altra tipologia infettiva…
Lo scrupoloso sanitario che, ripetiamo, agiva alla luce di una normativa ben precisa ed emessa dalle autorità sanitarie stesse del nostro Paese, volle avere anche l’affabilità di spiegare meglio la cosa. «Sa, gli strumenti ospedalieri sono scrupolosamente sterilizzati, ma, sa, rimane pur sempre quell’1% di remote possibilità che…», cortesemente spiegò.
Ecco… noi pensiamo che pur rimanendo, anche nel campo sanitario pur sempre quella minima possibilità di errore o di incidente dovuti a tutte le attività svolte nell’ambito dell’umano e quindi del notoriamente fallibile, pensiamo – dicevamo – che sia lecito da parte dei cittadini italiani che si faccia di più e meglio, di tutto, insomma, perché anche quell’umana percentuale dell’1% sia abbattuta!
Entrare in un ospedale ed uscirne ammalati, crediamo che sia un assurdo che non possiamo, né vogliamo permetterci.
Perché se è giusto dover avere degli oneri, per rimanere in Europa, altrettanto giusto è che abbiamo anche i diritti, degli Europei!
“la ciliegina sulla torta”
E qui, molto ironicamente – concedetecene il lecito diritto – ci piace ricordare che fosse più che giusto, alcuni anni fa, quando era al Ministero della Salute, Girolamo Sirchia, che il ministro stesso, illustrando la sua riforma sanitaria, dicesse pressappoco che sarebbero stati diminuiti o addirittura evitati, per quanto possibile, i ricoveri ospedalieri e le prestazioni sarebbero state preferibilmente ambulatoriali.
E questo, aggiunse, per due precisi motivi:
1) per l’evidente conseguenziale risparmio per le casse dello Stato;
2) perché è “ormai accertato che negli ospedali si contraggono infezioni”.
Se l’ha detto pure un ministro della sanità!…
E preghiamo si noti la virgolettatura, in quanto dichiarazione resa in intervista rilasciata alla Rai – Rai Uno.
Se quanto detto – anche se qualche tempo fa e… voi credete che la situazione sia cambiata?… – da un Ministro della Salute fosse vero, sarebbe una verità agghiacciante, per la quale, nemmeno noi della Stampa che pur dovremmo essere dei professionisti della parola scritta, sapremmo trovare adatte parole.
E ironicamente dobbiamo concludere che questa è la classica “ciliegina sulla torta” di una situazione sanitaria nazionale non proprio al top della efficienza, per prestazioni rimandate alle calende greche, strutture e stato igienico delle stesse.
“lo spolverino dei medici”Ossia, il càmice bianco per andare a prendere il caffè.
E così vediamo, più o meno in tutte le città, specie nelle strade adiacenti ai grossi ospedali, Policlinici in particolare, letteralmente brulicare svolazzanti camici bianchi indossati e portati, così, aperti, da alcuni medici, con nonchalance: quasi fosse uno status symbol, della serie “chi può… può!”
Certo, il caffè al bar all’angolo, sarà servito con maggiore deferenza dal barista ed anche seguìto da un sempre piacevole… «Servito, Dottore!».
Così, anche gli infermieri…
Pur di avvicinarsi alla “casta”, fanno lo stesso.
Non c’è nulla da fare… quel camice bianco fa il suo effetto, quasi volesse dire, «io sono un addetto ai lavori… io “posso”… tu…no!».
E quanto è bello, nelle giornate primaverili, calde di sole, vedere per queste strade, in mezzo a tram sferraglianti e bancarelle di “Vù cumprà” piene di merci d’ogni genere… veder “svolazzare” a simiglianza di figurine di Chagall, questi camici bianchi… !
Non importa, poi, che un attimo dopo, gli stessi camici svolazzeranno nelle corsie, dove chi li indossa medicherà ferite, curerà(?) ammalati.