“Io sono musulmano!”

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“Io sono musulmano!”

Velo sì, velo no…

l’Editoriale (07.06.2008)

Il fatto.
Fino al febbraio di quest’anno e da quasi trent’anni,  in Turchia vige, in nome di una pretesa e spasmodicamente ricercata occidentalizzazione -anche in visione d’una possibile ed auspicata entrata in Europa- il divieto, per le studentesse, di portare il velo nelle università del Paese.
O meglio, il tradizionale fazzoletto che copre i capelli delle donne, come principio di comportamento esteriore voluto dalla tradizione coranica, per le fedeli osservanti.
Tale norma che vieta il velo alle studentesse all’interno delle università, discende, quasi naturalmente, da quel lungo processo di modernizzazione, occidentalizzazione e laicizzazione dello Stato, intrapreso e fortemente voluto dal fondatore della Turchia moderna e padre della Patria, Kemal Ataturk.
Ultime elezioni: esce dalle urne, vincitore e quindi democraticamente eletto un governo filoislamico o considerato presunto tale, dalla opposizione laica di sinistra.
Il Governo filoislamico o presunto tale, a un dato momento, abròga la norma che vieta l’uso del velo nell’università, consentendolo.
Al naso dell’opposizione la cosa puzza di bruciato e il partito al governo viene accusato di voler islamizzare il Paese.
Ciò lo pensano e lo temono anche migliaia e migliaia di giovani donne laiche che scendono in piazza e manifestano nelle università di tutta la Turchia, contro il Governo.
Quindi, c’è il ricorso dell’opposizione alla Corte Costituzionale, la quale delibera che la norma che abroga il divieto del velo è incostituzionale: deve tornare in vigore, quindi, la legge che ne vieta l’uso negli atenei del Paese.
Giubilo delle donne progressiste, ma, da qui, questa volta, manifestazioni  da parte delle studentesse osservanti della legge coranica -molto, molto meno quanto a numero, in verità- che pretendono, però, giustamente di affermare il loro diritto a manifestare anche con segni esteriori il loro Credo ed il loro intimo sentimento religioso, in qualsiasi luogo ove esse si trovino ed in qualsiasi momento della loro vita sociale e di relazione.
Insomma, prima le une, poi le altre, a manifestare, ma ad indicare, drammaticamente, una certa dualità esistente nella società turca, propria dei tempi che stanno vivendo alcuni  Paesi di civiltà islamica.
Bandiera TurcaNoi rimaniamo perplessi dinnanzi alla drastica sentenza dell’alta Corte. Decisione, che ha la pretesa di volersi porre come salvaguardia della modernizzazione e laicità della Turchia, ma che poi si rivela un autentico boomerang per la stessa democrazia del Paese.
Siamo consci che è in gioco la credibilità di un Paese e lo stesso suo futuro politico, sociale ed economico e poi v’è anche un duro gioco politico tra partito al Governo e quello all’opposizione e non riteniamo entrare nei fatti meramente interni del Paese stesso. Però, riteniamo che, proprio per questo, sarebbe stato auspicabile un atteggiamento più salomonico da parte della Corte costituzionale stessa.
Perché…
C’è in pericolo un fondamentale diritto: quello all’istruzione e l’obbligo, da parte dello Stato di difenderlo e di facilitarlo. Infatti, con il divieto d’indossare il foulard tradizionale, sono molte, moltissime le studentesse osservanti che rinunciano agli studi universitari, per non poter accedere negli atenei, con il capo coperto.
E questo è un nodo troppo importante per non essere stato preso in considerazione dal partito di sinistra prima e dalla Corte Costituzionale, poi!
Si doveva giungere ad una libertà di comportamento a seconda dei propri convincimenti etici e religiosi ed auspichiamo che qualcuno torni sui suoi passi e ci si giunga.
In questa speranza, noi, in nome d’uno spirito libertario e di difesa delle minoranze che da sempre informa il nostro pensiero ed ora, la linea di questa nostra testata, gridiamo con convinzione e condivisione partecipata il nostro “SI'” alla “libertà di velo” ed un altro veemente sì, a chi sente di indossarlo, in nome di un intimo senso di religiosità. Sentimento, questo, che per l’alto concetto che abbiamo per la nostra libertà, ma soprattutto per quella altrui, non possiamo non ammettere.
E’ come se ci dicessero di levarci, per legge, il crocifisso o la crocetta che molti di noi -ma  spesso, questa volta, senza alcun intimo senso di religiosità- usiamo, talvolta, portare al collo.
Dall’uomo primitivo in poi, l’animale uomo ha “sentito” il senso del “divino” stampato addosso, o, meglio, nell’intimo del suo essere.
Così, infatti, asseriscono molte delle Religioni: che, cioè, l’Uomo nasca col senso del “Divino”, infuso dentro.
Lo ha sentito per paura, l’uomo primitivo, o perché c’era in lui il soffio del divino, su ciò non c’interessa e non vogliamo qui né discettare, né indagare.
Ma rimane inconcepibile e assurdo che ai tempi d’oggi, in nome di una pretesa, sbandierata laicità d’uno Stato ancor intimamente musulmano – anche se posto lì a cerniera tra l’Oriente e l’Europa, si possa pretendere un laicismo che, almeno parte di questo popolo non sente e non mostra di gradire.
E poi… forse, solo e magari, in nome d’un biglietto d’andata per l’Europa.
Ben altre cose, che un piccolo velo sono importanti per salire sull’autobus Europeo! Altro, che mettersi sotto i piedi un innocente velo che copre solo i capelli e non certo i tratti somatici d’una persona, che giustamente, invece, devono esser ben in vista per vivere una certa normale quotidianità ove, interagire con l’altro, è alla base d’ogni azione.
Noi siamo per la libertà di religione e di qualsiasi credo, ovunque, e per la potestà di poterla esprimere in tutti i modi leciti, consentiti da norme giuste e non assurde e liberticide.
Noi siamo per la libertà dell’Uomo e della parte più nobile dell’Uomo stesso, l’Anima.
Noi siamo al fianco delle ragazze universitarie turche che manifestano a favore della libertà di poter indossare il loro velo!
A Berlino, davanti al “muro”, nel giugno del 1963, solo 5 mesi prima d’essere ammazzato, John Kennedy gridò…
“Ich bin ein Berliner!” (Io sono Berlinese!).
Ebbene, con Kennedy, noi, davanti ad una insulsa e prepotente legge che calpesta un fondamentale diritto della persona, quale quello di poter esteriorizzare con fede e gioia il proprio Credo, vietando alle universitarie musulmane osservanti, di recarsi a lezione col velo richiesto alle donne dalla tradizione coranica,  noi gridiamo…
“Io sono musulmano!”

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