LUCIANO DE CRESCENZO

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Luciano De Crescenzo

LUCIANO DE CRESCENZO

Esiste il Destino o il Caso?

a cura del Direttore (31.05.2008)

Ingegnere, Filosofo, Scrittore… Signore!
Un “napoletano-inglese” per i suoi modi compassati, ma dal tratto umanissimo e con un sorriso sornione eternamente stampato sulla bocca, eclettico, affabulatore nato – meglio, diremmo, “gran raccontatore” – che può tenere la gente in piedi per ore a sentirlo, e che alla fine questa gente gli chiederebbe…di continuare e non smettere.
Una miniera di aneddoti, fatti, schegge di saggezza, che come un vetro infranto, investono tutti, a pioggia, e tutti ne rimangono “colpiti”.
Pensiamo che se Luciano De Crescenzo si mettesse a leggere le quotazioni di borsa o l’elenco telefonico, la gente rimarrebbe lo stesso incantata a sentirlo, ad applaudirlo, a gustarlo.
C’è molto da imparare dalla sua esperienza di vita, di studioso, di filosofo “nato”. E come sa “insegnare lui… pochi sanno farlo. A nostro parere, sarebbe stato un grande docente universitario ed avrebbe affascinato e avrebbe saputo trascinarsi appresso, migliaia di allievi. Insomma, gran comunicatore!
Non c’è niente da fare: il carisma uno, ce l’ha o non ce l’ha. E lui ne ha da vendere.
Luciano De Crescenzo ha avuto l’amabilità di intrattenersi, un po’ col vostro direttore, per rispondere a qualche domanda.
E da buon filosofo, ha fatto l’intervista, passeggiando, ed io, appresso, e sembravamo un vecchio maestro della scuola filosofica peripatetica ed il suo discepolo.
Anche in questa circostanza, abbiamo potuto notare il tratto signorile, la cortese disponibilità non concessa né a caro prezzo né con malcelata magnanimità,, la cordialità, l’onestà dello studioso.
Cosa dire di più che non sia stato già detto?
E allora, la parola a lui.

Luciano De Crescenzo: in percentuale, quanto ingegnere e quanto filosofo?
Io penso di essere più ingegnere che filosofo. Essere ingegnere vuol dire avere l’ordine. Ognuno di noi, dentro, ha l’ordine e il disordine. Il filosofo agisce con il disordine che è l’invenzione; l’ingegnere agisce con l’ordine e attua quello che il filosofo ha inventato. Secondo me… so’ più ingegnere che filosofo! In percentuale, diciamo 60 e 40… va! 60% ingegnere e 40% filosofo.

Se Luciano De Crescenzo non fosse stato Napoletano, sarebbe stato Luciano De Crescenzo?
 ‘A stessa cosa!

Qui ci permettiamo di dissentire perché gli sarebbe venuta a mancare la napoletanità, quel condimento particolare che dà più sapore al suo essere ed alla sua personalità. Condimento ch’è dote essenziale del “nostro” e che lo rende così unico, così… Luciano De Crescenzo.

Ci dica, ma… come mai non “s’incazza”, quando cattedratici o pseudo-tali asseriscono che lei è “solo” un divulgatore?
Noo… ma nun m’offendo proprio! Pecché, so’ loro, ca  nun so’ capace ‘e fa’… e divulgatori!…

Lei, quindi, non raccoglie?
Noo… ma nun m’offendo neppure!

Esiste il destino o il caso?
Il caso!

Lei ama raccontare che tutta la sua fortuna di scrittore sia derivata da un fortunato incontro con Costanzo, a cena con Arbore. Da lì, la partecipazione al famoso talk-show costanziano “Bontà loro”, quindi la notorietà e tutto il resto. Asserendo, Lei, che tutto discende dal “caso”, di conseguenza, implicitamente asserisce che, se a Costanzo, quella sera, fosse venuto mal di testa e non fosse, quindi, andato a cena con Renzo, Lei, ora, non starebbe qui, a concedermi questa intervista?
Sì, non starei qui con lei… il Caso… il caso!…

Grazie e arrivederLa!
A voi!

Ecco che il personaggio, neppure salutandoci, congedandoci, smentisce la sua “azzeccosa” napoletanità. Quel suo… “a Voi!” è antico, cortese saluto napoletano, come risposta ad un saluto particolarmente cordiale, ricevuto.
Conclusione.
Cari signori cattedratici, un fatto è certo: De Crescenzo “comunica”, “divulga”.
E… voi?

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