con… PEPPE BARRA

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Peppe Barra

con… PEPPE  BARRA

di Alfredo Labate Grimaldi (29.05.2008) 

Signore della scena, Peppe Barra.
E signore, anche fuori dalla scena e con un tratto personale, notevolmente cordiale nei rapporti interpersonali.
Gli abbiamo chiesto di potergli porre qualche domanda e lui ha acconsentito: mite, con un eterno sorriso educato quasi da eterno ragazzo, sulle labbra, che gli è consono quando tratta con gli altri, quasi che stessimo noi a fare un favore a lui.
Risponde con calma alle domande e con la sua inconfondibile voce dagli  interessanti toni bassi; non guarda l’orologio ansiosamente e non si irrita anche se… deve andare al trucco e poi, questa sera il trucco è abbastanza lungo ed impegnativo, dato il personaggio che deve interpretare. E si sa… mai chiedere d’un attore prima dello spettacolo… c’è il trucco, la concentrazione, l’entrata nel personaggio…
Invece lui, serafico, sta con noi ed alla fine posa anche per le foto di rito.
L’ attore di razza, poi, Peppe, figlio di quella impareggiabile attrice e sua maestra che è stata la compianta Concetta Barra, appunto, sua madre, con la quale egli ha lavorato per anni e fino alla dipartita di lei!

Ogni artista porta con sé una valigia personale, Barra, nella quale sono custoditi, prima, l’innato talento, poi, tutti gli arricchimenti accumulatisi, dopo, con i vari incontri che si sono avuti nel corso della carriera.
Detto ciò, nella sua “valigia”, quanto c’è di Mamma Concetta e quanto di Roberto De Simone?

Sì, molto spesso succede questo. E la carriera di un attore di talento, viene determinata proprio da questi incontri.
Be’… di Mamma, tanto! E molto meno, chiaramente, di Roberto.
Mamma mi ha insegnato tutto e poi io credo di non far nemmeno testo, perché ho fatto sempre teatro.
Da Roberto, sì, ho avuto. Come del resto, in questi casi, è un mutuo dare e avere, perché, certo, anche io ho dato a Roberto.
Vede, io ho conosciuto Roberto De Simone, che ero proprio ragazzo, quindi questo scambio c’è stato e come!
Ogni incontro, come dicevo prima, è determinante, come non si può negare che di tutti quelli che ho incontrato, porto qualcosa appresso, dentro di me, come per esempio, maestri come Fellini, Nino Rota, Strehler, Maurizio Scaparro, che senz’altro hanno determinato la mia carriera e con i quali, poi, c’è stata anche amicizia.
L’ ultimo incontro, diciamo importante sotto questo profilo, per esempio, l’ho avuto con Benigni…
Questi incontri mi hanno arricchito, ma chiaramente, se non c’è talento,gli incontri non servono a niente!

Ora, mi permetta una piccola provocazione, Barra!
Il suo è un teatro napoletano, diciamo… “colto”.
Di quanto, il suo teatro si discosta da quello “eduardiano”?

Ma, il teatro napoletano ha diverse sfaccettature e poi, come tante forme d’arte, ha avuto diversi cambiamenti attraverso il tempo.
Ci sono stati molti autori come Scarpetta, come Eduardo, come Raffaele Viviani e non credo che si possa parlare “tout court” di teatro “colto”. Il Teatro è “colto”, sempre.
Ma tra  gli autori che stiamo citando -che poi sono “grandi” per eccellenza- io, essendomi anche interessato di ricerche nel campo del mondo popolare, sento più vicino Viviani.
Diciamo che lo sento più vicino al mio gusto, al mio “sentire”, alla mia anima. Ed è quello che, credo, sia più vicino allo spirito del popolo napoletano.
Viviani si discosta molto dalla visione del mondo napoletano scarpettiano ed eduardiano. Però, vede, dobbiamo ribadire che stiamo parlando di “grandi”… e che quindi, anche se diversi, hanno pari dignità!

E’ giunta l’ora del trucco -stasera particolarmente impegnativo- e non vogliamo assolutamente approfittare, oltre il consentito, della cortesia del nostro intervistato.
Ringraziamo Peppe Barra e gli auguriamo buono spettacolo.
Quello  spettacolo che dopo due ore, sarà un trionfo…
Come sempre!

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