IL TIFO NON C’ENTRA… QUESTA E’ GUERRIGLIA PURA E SEMPLICE

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IL TIFO NON C’ENTRA… QUESTA E’ GUERRIGLIA PURA E SEMPLICE

Riflessione sui tragici fatti di Arezzo

di Alfredo Labate Grimaldi (12.11.2007)

Attenzione!

Quanto è successo domenica ad Arezzo, cioè il tragico fatale incidente che ha portato alla morte di un giovane, colpevole solo di andare ad una partita, magari indossando la sciarpa della squadra del cuore, esula dal Calcio e dalle problematiche connesse.

In questo caso, il Calcio non c’entra.

E ‘ importante, che non ci si arrocchi dietro il falso problema del calcio, per i fatti di Arezzo, nascondendosi un problema ben più grave: non tanto i pur condannabili fatti di guerriglia urbana, ma con quanta facilità  delle città ed un Paese intero, possiamo dire, diventino ostaggi veri e propri della delinquenza di pochi.

E’ questo che deve preoccupare!

E’ questo che non devono sottovalutare i nostri governanti: è a questo che devono guardare, è questo che devono focalizzare!

Per i fatti di domenica 11 novembre, il Calcio è un falso problema, anzi è un paravento che in molti vogliono usare per celare la vera gravità di quanto successo…

E’ inammissibile che un Paese entri in tilt per una esigua massa di facinorosi e diciamolo, di veri e propri delinquenti che, in quanto tali, si vede chiaramente che non hanno nulla da perdere!

E’ inammissibile che sedi istituzionali vengano messe nel vero senso della parola a ferro e a fuoco, in un Paese che voglia, oggi, chiamarsi civile.

E’ inammissibile che forze dell’ordine che debbono quale compito istituzionale mantenere l’ordine, siano esse stesse, vittime del disordine.

E’ inammissibile  che si  possa morire così facilmente ed innocentemente.

Il fatto, i “fatti” fanno emergere, quindi, un precipuo problema di sicurezza.

Da una parte, i cittadini non sono sicuri perché basta un nonnulla che un uomo preposto a tutelare l’ordine, perda la bussola – ricordiamo che non sono macchine, ma uomini – e ad un tratto, scappi il colpo fatale.

E’ parimenti inammissibile che gli stessi cittadini non siano sicuri nelle proprie città e che durante un qualsiasi pomeriggio d’un giorno festivo, dedicato di solito a star fuori, con la famiglia per un ragionevole svago debbano d’un tratto, correre a casa e barricarvisi dentro.

E’ tempo che lo Stato  ascolti i cittadini che chiedono la sicurezza degna di un Paese civile!

Ed è pietoso, che in tempi ove anche la Politica ufficiale riconosce gli sprechi usi in casa propria, la insicurezza debba scaturire da una mancanza di un punto luce di una strada o da una stazione della metropolitana, un po’ isolata.

Questo, pensiamo, possa capitare in una nazione che si sia affacciata da poco nel mondo della democrazia, un paese in via di sviluppo, non in un Paese che si vanta di essere in Europa  ma, alla luce di certi fatti, pare non lo sia ancora, non sia ancora Europa, pagandone talvolta, il prezzo, ma non godendone, ancora, evidentemente dei relativi riscontri, in quanto a vivere civile.

Per quelle forze politiche che in presenza di fatti tragici come quello della stazioncina del treno metropolitano di Roma o adesso, davanti a quelli di guerriglia urbana vera e propria,  predicano contro i decreti forti  o contro la cosiddetta tolleranza zero, invocheremmo, noi, una più diretta  responsabilità nella gestione della cosa pubblica, e, per cominciare, la titolarità del Ministero degli Interni. Dove, tra l’altro, alla luce della totale insicurezza in cui si trova l’Italia, un fino e profondo e sottile studioso quale è  l’attuale titolare, parrebbe purtroppo inadatto alla bisogna contingente.

Ripetiamo. Se per i fatti di ieri che, attenzione, hanno interessato diverse città dello Stivale, da nord a sud, si mette a fuoco solo il problema tifoserie, si fa un cattivo servizio alla Nazione e presto ce ne potremmo pentire.

Questo non è esagitato tifo, ma terrorismo urbano.

Cominciamo a chiamare le cose col proprio nome.

Dio non voglia che questa non sia una “prova generale”.

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