“… mi manda Picone”
la “raccomandazione” ovvero “tengo famiglia”
di Alfredo Labate Grimaldi (03.10.2007)
“” Carissimo
Ho il pregio con questa mia di segnalarti il latore della presente, figlio di un fraterno amico ed ottimo giovane, di sicuro talento, volenteroso e promettente. Egli ambirebbe ad entrare – notasi lo stile aulico!… che in certe situazioni dovrebbe aver lo scopo di nobilitare lo scritto e lo scopo che, lo stesso, si prefigge(n.d.r.) – nell’Organismo che tu, sì mirabilmente dirigi, per le fortune dello stesso e per il sempre maggiore sviluppo del nostro amato Paese.
Credimi, ampiamente merita ciò a cui aspira e che legittimamente chiede. Egli è vicino ai nostri Ideali comuni, e sicuramente vi si dedicherà anima e corpo, quando avrà risolto i suoi impellenti bisogni esistenziali…””.
Solitamente così, né più, né meno, comincia una lettera di raccomandazione, fatta scrivere dall’Onorevole o Personalità di turno, da un segretario, portaborse o tirapiedi qualsiasi, e sempre col medesimo clichè.
“”… So sin d’ora, che farai di tutto per accontentarlo e, quindi, per accontentarmi!…””
Ed ora, la stoccata del “do ut des”!
“”…Ritienimi sin d’ora – del resto come lo son sempre stato – a tua disposizione, per qualsiasi cosa in cui io possa favorirti…””.
Saluti di rito, e qui viene apposta – distrattamente come ne appone mill’altre, del resto – la firma del “Nostro”.
Dimenticavamo!…
Egli incarica sempre, poi, l’autista, di fare un salto alla solita rinomata pasticceria del centro, dove già sanno di preparare la solita ricca e pregiata confezione di leccornie. Ed alla lettera, quindi, fa sempre aggiungere, in tono minimalista, il seguente “p.s.”: “” Alla presente, il nostro giovane Amico ha voluto accompagnare un piccolo, ma dolce pensiero. Egli è d’animo gentile e so che accetterai con piacere, sì squisito gesto. Ancora caramente…””
Circa il vizio molto italico della “raccomandazione”, usa dire il “divo Giulio”, il sottile ed immarcescibile Andreotti, ch’essa è vizio antico: sin dai tempi di Roma antica – Orazio non “fece carriera”, forse, grazie a Mecenate? – anzi… sin dai tempi della Grecia Classica! E il Giulio aggiunge che di aneddoti in materia, potrebbe citarne a iosa! Poi, riportandosi all’oggi, con l’acutezza che lo contraddistingue, condita da garbo e simpatica civetteria, aggiunge che egli non ha mai considerato disdicevole, segnalare un giovane d’ingegno e meritevole di attenzione e che, più che di raccomandazione, nello specifico, devesi parlare più propriamente di una “segnalazione”!…
E scendiamo nel particolare.
“A”, cioè, segnala a “B”, che conosce un ottimo elemento e sarebbe un peccato che “B” non ne approfittasse, per avvalersi dei servigi di tale persona.
E’ “B”, quindi, che deve ringraziare “A”, che gli ha dato l’opportunità di poter ingaggiare un sì valente collaboratore e poter godere dei benefici che potranno derivarne (sic)!…
Trionfo del pragmatismo tutto andreottiano, ma che a ben vedere, non fa una grinza!…
Più che raccomandazioni, potè la “parentela”, quando guardando alla Storia, incontriamo il fenomeno del “nepotismo”.
Oh, quante “porpore” furono concesse in tempi andati, appunto per nepotismo, a ventenni imberbi e “smaniosi” data l’età, che, più che dall’odor d’incenso, erano attirati da quello di accondiscendenti esperte cortigiane, che nelle loro accoglienti alcove li iniziavano, oltre che ai piaceri della carne, agli intrighi di governo, per più agevolmente salire i gradini del potere, più che quelli… dell’altare!
Oggi, per i rampolli “bene”, non vengon più messi a disposizione, cardinalati, bensì, molto più modestamente (?) poltrone in accoglienti “Consigli d’Amministrazione” o vicepresidenze – s’intende – in attesa della Presidenza! E più giù, a scendere nel mondo dei “mortali”, poltroncine nelle Aziende di Stato, o più semplicemente, “cadreghe” nelle aziende di comunicazioni statali, o nei giornali. Al riguardo, avete mai notato, quanti nomi noti appaiano nei titoli di testa o di coda, di trasmissioni televisive o di telegiornali? Ricorrenti omonimie?… No! Son tutti “figli del… padre”!
Organismi questi, prima citati, che, quasi feudi ereditari, passano di padre in figlio.
Vi siete domandati mai, da quanto tempo non si faccia un concorso in Rai, per la figura professionale di giornalista?
Bene, se non andiamo errati, l’ultimo fu quello storico del 1968, da cui uscirono Vespa e la Buttiglione!
Insomma, siamo un popolo di raccomandati e di “raccomandatori” e alzi la mano quello che, almeno una sola volta nella vita, non si sia mai fatto raccomandare, magari solo… per non fare la coda alla Posta! Oppure che, avendo bisogno di una visita specialistica all’ospedale, non abbia chiesto alla moglie: “Ma… senti, “là”… non conosciamo nessuno? Una volta… “là”… non faceva l’infermiere, il figlio dell’inquilino dell’ultimo piano?”
Oppure, in un’affollata sala d’aspetto d’un ufficio pubblico non sia “scivolato” furtivo accanto all’usciere e non gli abbia biascicato all’orecchio…””Io sono “persona” del dottor… Non si può fare niente?…””
Oppure non abbia, per avere un trattamento di favore, spudoratamente millantato una conoscenza di vecchia data coll’importante personaggio di turno, e, unendo i due indici delle mani con intermittenza, non abbia dichiarato :”Sapete io, col Direttore, ci sto… così! (e via col gesto degli indici…) C’ho giocato insieme da bambino e poi… eh, abbiamo fatto pure il militare assieme… figuratevi – e via a parlar sottovoce e ammiccante – andavamo perfino a donne assieme!!! ” E giù una risatina scheletrica che non fa ridere nessuno, tanto meno l’usciere di turno!…
E se poi, si è sfigati fino all’osso e non si conosce neppure il pizzicagnolo sotto casa, e allora, la raccomandazione, uno, se la fa da solo E guardando il “personaggio” dietro la scrivania, con un grido strozzato in gola, esplode nel fatidico grido di dolore …”Dottò, io… TENGO FAMIGLIA!“.
Piccoli schizzi d’una piccola Italia che fu, ma che ancora sopravvive, specie in alcuni luoghi e che, temiamo, chissà per quanto tempo ancora, sopravviverà!
Ne usciremo, prima o poi?
Non so!
Per il presente, una cosa è certa: mo’, per esempio – mannaggia! – a chi devo telefona’, pe’ fa’ passa’ ‘sto pezzo!…